Il beach tennis o in italiano tennis da spiaggia, è uno sport che vanta le sue origini proprio nel nostro paese.
Verso la metà degli anni ’70, in uno stabilimento della riviera Romagnola, ad alcuni bagnanti venne l’idea di giocare con i loro racchettoni, sfruttando un campo da beach volley, per cui dotato di rete e soprattutto con un perimetro ben definito e con una rete a fare da divisorio.
All’inizio si giocava utilizzando la rete esattamente come nel beach volley, per cui molto alta, poi col passare degli anni fu abbassata e solamente verso la metà degli anni ’90 si decise di far diventare il tennis da spiaggia, uno sport vero e proprio, e non solo un passatempo per bagnanti, stabilendo delle regole sportive per il beach tennis e diventando uno sport agonistico riconosciuto dal CONI nel 2011.
A fine degli anni ’90 venne organizzato il primo vero torneo e da lì in avanti cominciò sempre più a prendere piede.
Il gioco, come dice il termine stesso, viene praticato su un campo fatto di sabbia, con una dimensione di 16 metri di lunghezza per 8 metri di larghezza, ed una rete alta circa 180 cm.
La racchetta che si utilizza è molto simile alla racchetta da padel, con dei fori nella parte centrale per diminuire l’attrito dell’aria, la palla che si utilizza è a sua volta simile a quella da tennis, ovviamente essendo il terreno fatto di sabbia, i giocatori devo ribattere la palla sempre al volo
Una cosa molto particolare è l’auto-arbitraggio, è sì, avete letto bene, non c’è un arbitro ma ogni squadra arbitrerà la propria parte del campo, il punteggio è simile al tennis ma senza i vantaggi, vince i set chi fa il punto dopo essere arrivato a 40.